PROFESSIONISTI | 11/01/2020 | 08:00
di Giulia De Maio

Ha rischiato di iniziare l’anno e la carriera da professionista nel peggiore dei modi. Il 2 gennaio Andrea Bagioli stava tornando a casa dall’allenamento quando un automobilista nel sorpassarlo l’ha toccato con la sua macchina. Nel voltare a destra non l’ha visto e l’impatto è stato inevitabile. Ormai è un classico, purtroppo. È solo questione di fortuna se il 20enne valtellinese non ha riportato conseguenze. Non c’entra niente invece la sorte se lo incontriamo a Calpe, nel ritiro della squadra numero 1 al mondo, con la quale è prossimo al debutto tra i professionisti. I risultati ottenuti nelle categorie minori e il talento mostrato gli hanno permesso di fare il grande salto con la Deceuninck Quick Step.

«Era un sogno, che fatico ancora a credere di aver realizzato. Piano piano sto capendo su quale pianeta sono atterrato e sto imparando a muovermi tra tutte queste persone» ci racconta al termine della presentazione del team guidato da Patrick Lefevere, a cui hanno partecipato oltre 70 giornalisti provenienti da tutta Europa. «Tutto mi sembra ed è evidentemente più grande rispetto alle realtà in cui sono cresciuto. Sono grato a ogni società che mi ha insegnato qualcosa, senza mettermi pressioni inutili. In questo gruppo mi sto ambientando bene, i compagni sono simpatici e anche i più famosi sono ragazzi alla mano. Li vedi in televisione e pensi che siano degli extraterrestri, invece sono uomini come tutti. Anche Remco Evenepoel, che è un vero fenomeno, alla fine è un tipo tranquillissimo».

Diplomato perito meccanico, deciso e testardo, ama gli sport e in generale stare all’aria aperta. Nel tempo libero ama camminare in montagna e praticare sci alpinismo. La passione per la bici l’ha ereditata da papà Roberto. Prima gara disputata da G1, in mtb. Si è avvicinato alla strada solo da esordiente. Cresciuto ammirando le gesta di Alberto Contador e Vincenzo Nibali, ammira i corridori che attaccano da lontano e divertono la gente. Atleta polivalente, nelle categorie minori ha dimostrato di essere uno scalatore ma non puro, infatti se la cava bene sia in pianura che nelle volate ristrette.

Andrea divide la stanza con Davide Ballerini, che gli ha consigliato di non allenarsi troppo e di seguire le indicazioni del team, che lo tutelerà al meglio e in questo primo anno non lo schiererà al via di nessun grande giro o classica per permettergli di crescere gradualmente e non pagare il salto di categoria. Sogna un giorno di essere protagonista al Giro d’Italia e a Il Lombardia, ma ha tutto il tempo dalla sua per arrivarci.

Intanto il lupacchiotto del Wolfpack, che nel 2018 ha vinto l’Oscar tuttoBICI Under 23 all’esordio nella categoria, scalpita per attaccare il primo dorsale alla schiena. «Ho veramente tanta voglia di iniziare a correre. Comincerò al Tour de la Provence a metà febbraio. Questo inverno mi sono allenato bene e ho ancora un mesetto per farmi trovare pronto all’appuntamento. Seguiranno due classiche in Francia, Ardèche e Drôme, poi la Volta a Catalunya, che sarà la mia prima gara World Tour. Per questa prima stagione tra i grandi l’obiettivo è di imparare il più possibile e di migliorarmi per poi arrivare a provare l’emozione di alzare le braccia al cielo nella massima categoria».

Se l’ha raggiunta è merito del sostegno della sua famiglia, con cui vive a Lanzada in Valmalenco, in provincia di Sondrio, che vanta anche un altro corridore in attività, il fratello Nicola, professionista alla Androni Sidermec. Nicola ha sempre detto che tra i due il più talentuoso è Andrea, ora sta a lui dimostrarlo sui pedali.

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